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Il Maestro Domenico Tiani


Il maestro Domenico Tiani nasce a Brognaturo il 6 maggio 1898. Allievo del Prof. Dino Provenzal, presso la Scuola Normale di Catanzaro, nel 1917 partecipa alla sessione anticipata d’abilitazione all’insegnamento riservata a chi vuole partecipare come volontari alla Grande Guerra. Conseguito il diploma entra all’Accademia di Modena come aspirante tenente e, dopo soli tre mesi d’addestramento viene spedito al fronte al comando di un battaglione d’ergastolani. Il caso vuole che uno dei membri di quest’insolito battaglione sia di pizzo calabro: un po’ per solidarietà verso un corregionale, un po’ per i modi gentili di questo giovane comandante, il pizzitano si fa in quattro e, durante un assalto, fa da scudo al giovane aspirante tenente morendo in sua vece.
Il Maestro Tiani ritiene doveroso proporlo per una medaglia d’oro, medaglia che non gli sarà mai conferita per l’ottusità del comando generale: in fondo è morto solo un ergastolano, questa la motivazione di respingimento della proposta. In seguito alla battaglia di Caporetto ( 24 ottobre 1917 ) il Maestro Tiani, in ottemperanza agli ordini ricevuti, inizia una lunga marcia per riportare quel che resta del battaglione a Modena.
Giunti a piedi a Mirabello, paese che si trova sul percorso Ferrara – Modena, dopo lunghi giorni di marcia, stremato, lacerato nei vestiti, gli abitanti stupefatti per quell’insolita presenza, chiede qualcosa da mangiare per i suoi soldati e l’indicazione di una sarta che possa rammendargli la giacca: è talmente mal ridotta che non osa presentarsi in quelle condizioni al comando di Modena. Una giovane allieva modista si presterà alla bisogna e diverrà al cuni anni dopo, la sua inseparabile consorte.
Terminata la Grande Guerra, con il grado di tenente, il maestro Tiani è inviato in Albania, paese su cui l’Italia esercita una sorte di protettorato.
In Albania il Maestro Tiani rimane per ben tre anni fino a quando, colpito da malaria, è rimpatriato. Finalmente può abbandonare la divisa militare e cercare la giovane che gli ha rammendato la giacca. Per stare vicino alla fidanzata insegna in alcuni comuni de ferrarese fino al 1924, anno del suo matrimonio.
Lo stesso anno decide di ritornare a Brognaturo. Riprende l’insegnamento, dapprima a guardavalle, dove il 6 gennaio del 1926 nasce il primo figlio, l’attuale Procuratore generale onorario presso la Cassazione, oggi in quiescenza, Grande Ufficiale Giuseppe Ugo Tiani, poi a Spadola e Vallelonga. A Spadola, nonostante l’ostilità del locale podestà, si prodiga per convincere le famiglie degli allievi più dotati a farli proseguire negli studi.
Nel 1930 gli nasce il secondo figlio: Gino Bernardo, medico e sindaco di Presezzo, in provincia di Bergamo, che morirà d’infarto a soli 47 anni.
Resosi conto che in Calabria non esiste un’università, per fare studiare i due figli, decide di concorrere al posto di maestro di città. Gli sono assegnati le seguenti sedi: Ferrara, Massa Carrara, Bergamo. Scegli Bergamo a causa della vicinanza a Milano e, nel 1935 prende servizio presso la scuola elementare “ Costantino Beltrami “ di Città alta.
Nel 1938 gli nasce il terzo figlio che chiamerà Rino come il riuscito personaggio di una sua commediola per ragazzi “ Il problema è difficile “.
Nel 1940, allo scoppio della seconda guerra mondiale, è richiamato alle armi col grado di Maggiore dell’esercito, ma, data l’età, è destinato alla Censura militare fini al 1943, anno in cui è destinato a Parma come ispettore della polveriera di Noceto.
Il 3 settembre 1943 Parma è invasa dalle truppe tedesche in ritirata, la casa del Maestro Tiani viene bombardata dai carri armati tedeschi. Fortunosamente riesce a fuggire con la moglie e i figli Bernardo e Rino ( il figlio Giuseppe si trova in Calabria presso i nonni ed è irraggiungibile a causa della rottura del fronte ) per rifugiarsi a Mirabello presso i parenti della moglie.
Dopo alcuni mesi, per non gravare troppo sulla famiglia ospitante, decide di ritornare a Bergamo, ma Bergamo dal 23 settembre 1943 è sotto la Repubblica di Salò. Il Maestro Tiani chiede di ritornare in cattedra, l’Ispettrice Giavazzi lo riassume, ma il giorno successivo deve prestare giuramento di fedeltà alla nuova repubblica. Il Maestro Tiani si rifiuta: viene destituito e viene degradato.
Senza lavoro e senza stipendio riesce a sopravvivere a stento grazie al soccorso d’alcune famiglie che lo hanno in gran considerazione: i Calderoli, antenati dell’attuale Ministro, gli forniscono la legna, altri gli mandano i figli a lezione privata. Caduta la Repubblica di Salò è riassunto in servizio e gli sono restituiti i gradi di maggiore dell’esercito. Gli viene proposta una Direzione didattica, ma preferisce continuare nella sua missione d’insegnante.
Dopo tante vicissitudini, preso da nostalgia per i vecchi genitori e per il paese natio, nel 1950 decide di ritornare a Brognaturo, qui insegna nelle locali scuole elementari fino al 1961 data della sua morte.
Alla morte del padre, l’ultimo e unico figlio che lo ha seguito nella sua ultima sede, si ricongiunge con i fratelli rimasti a Bergamo per proseguire l’opera come insegnante di francese nell’Istituto tecnico Vittorio Emanuele di Bergamo, prima, come preside della Scuola Media Camozzi di Bergamo, poi, e questo fino al raggiungimento della pensione nel 2001.
Credo fosse il 1944: ero troppo piccolo per avere dei ricordi più nitidi. Una sera bussa alla porta di Via Borgo Canale un ferroviere. Mia madre apre e fa entrare lo sconosciuto che ci informa che alla stazione di Bergamo sosta da un giorno un treno merci carico di giovani che stanno per essere inviati in Germania. Fra questi giovani ve ne è uno che dice di essere di Brognaturo e chiede che ne venga informato il maestro Tiani: la mattina di buon ora mia madre prepara una frittata e tutti ci rechiamo alla stazione per incontrare questo nostro compaesano. Alla stazione c’era un via vai di soldati tedeschi, mio padre si rivolge ad un interprete e ottiene un colloquio con il giovane di Brognaturo, scopriamo che si tratta di Gigi Salerno.
Si apre una porta del carro bestiame e vedi decine di giovani seminudi stipati in quel lurido vagone. Viene chiamato Gigi che scende scortato da due SS. Ci dice che lo hanno preso in Liguria mentre cercava di darsi alla macchia e che lo stavano avviando ad un campo di lavoro in Germania. Mia madre gli porge la frittata, lui ringrazia e ci chiede se possiamo procurarle un organetto. Mio padre ritorna sui suoi passi per risalire lungo l’attuale Viale Papa Giovanni XXIII in cerca dello strumento e in breve ritorna con quanto richiesto. La conversazione prosegue in dialetto per impedire all’interprete di capire quanto si stava dicendo. Qualcuno chiede dell’acqua, si crea un po’ di confusione e un compagno di sventura riesce a squagliarsela. Le SS se ne accorgono, chiudono bruscamente il colloquio e sigillano di nuovo il carro merci, qualcuno si da all’inseguimento del fuggitivo, ma quello ha fatto in tempo a far perdere le sue tracce. L’indomani mattina ritorniamo con qualcosa d’altro da mangiare, ma il treno è partito. Non c’è più nulla da fare. Rimaniamo per lungo tempo nell’angoscia di sapere che fine ha fatto Gigi Salerno finché una bella estate ci incontriamo a Brognaturo. Come mi vede mi abbraccia e mi bacia e mi racconta che qualche giorno dopo la partenza anche lui è riuscito a fuggire buttandosi lungo una scarpata, durante una lunga sosta del treno in aperte campagna. Mentre rievoca quei tristi giorni le lacrime gli solcano il viso e dice che non dimenticherà mai il giorno che siamo andati a trovarlo alla stazione di Bergamo. Da quella estate ci siamo ancora rivisti più volte e sempre l’incontro è stato occasione per rievocare quei momenti terribili. Ora Gigi è morto, ma io non posso dimenticare quel giovane seminudo, chiuso in una gabbia quasi fosse una belva feroce.

Rino Tiani




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